ACCESSO SANITARIO UNIVERSALE ALLE CANARIE: DIRITTO O DERIVA?
Il SCS uniforma l’accesso alla tessera sanitaria anche per le persone straniere in situazione irregolare presenti nelle Canarie
Con questa nuova direttiva si apre uno spartiacque pericoloso e poco equo, destinato a ridisegnare l’accesso ai servizi pubblici fondamentali.
Il 15 maggio 2025 è stata firmata l’Istruzione numero 6/2025 della Direzione del Servizio Sanitario delle Canarie (SCS) relativa al rilascio del documento attestante il diritto all’assistenza sanitaria per le persone straniere che, pur non risiedendo legalmente in Spagna, si trovano nelle Canarie.
La Direzione del Servizio Sanitario delle Canarie (SCS) ha pubblicato una nuova istruzione con cui si regolamenta il rilascio della Tessera Sanitaria Individuale (TSI), ovvero il documento che attesta il diritto all’assistenza sanitaria, per le persone straniere che, pur non essendo legalmente residenti in Spagna, si trovano nelle Canarie.
Legg il testo integrale del Portale del governo delle Canarie
Questa direttiva mira a garantire l’uniformità nell’accesso al sistema sanitario per tutte le persone migranti, riconoscendo la TSI come il titolo che attesta il diritto all’assistenza sanitaria per tutte le persone che vivono nelle Canarie, indipendentemente dalla loro situazione amministrativa.
Lo scorso 15 maggio, su proposta della Direzione Generale delle Relazioni Estere e dell’Ispettorato del SCS, competente per la gestione delle procedure di rilascio della tessera sanitaria canaria e del documento sanitario di inclusione temporanea, è stata firmata l’Istruzione numero 6/2025 della Direzione del SCS relativa al rilascio del documento attestante il diritto all’assistenza sanitaria per le persone straniere che, pur non risiedendo legalmente in Spagna, si trovano nelle Canarie.
In questo modo, il SCS uniforma l’accesso al servizio sanitario e garantisce il diritto alla tutela della salute e all’assistenza sanitaria alle stesse condizioni per tutte le persone che si trovano sul territorio spagnolo.
Questa nuova disposizione ha richiesto la creazione di un modulo informatico specifico all’interno del formulario per la gestione della TSI, denominato “Prestazione assistenziale a stranieri”, con il quale si gestiscono tali richieste di TSI e si comunicano al Sistema Sanitario Nazionale.
Inoltre, uno degli obiettivi è quello di controllare la fatturazione dell’assistenza sanitaria ai gruppi vulnerabili e assicurare che l’assistenza sia a carico di fondi pubblici per tutte le persone aventi diritto e che si trovano nel processo di ottenimento del documento legale attestante.
Questa istruzione regola l’intero iter amministrativo per ottenere la TSI, dalla presentazione della domanda fino al rilascio, passando per tutta la procedura burocratica.
Una riflessione critica che solleva interrogativi❓❓
Guardando con occhio critico questa nuova direttiva, sorgono spontanei alcuni interrogativi legittimi.
1. La questione dell'equilibrio e dell'equità
L'accesso alla TSI viene concesso anche a chi è presente sul territorio senza residenza legale, cosa che può risultare discriminatoria nei confronti di chi ha dovuto affrontare iter rigorosi per ottenere un diritto analogo. Mentre alcuni cittadini e residenti stranieri hanno seguito regole, pagato contributi, rispettato scadenze e fornito documentazione, altri otterranno lo stesso beneficio senza aver percorso quel cammino. Dove finisce il principio di equità?
2. Il rischio di una "deregulation" sotto mentite spoglie
Nel tentativo di semplificare, si rischia di avallare una liberalizzazione dei criteri di accesso, che svuota il significato stesso del concetto di "residenza" come prerequisito per accedere a diritti e servizi pubblici. Il fatto che la TSI venga concessa "indipendentemente dalla situazione amministrativa" suggerisce una sanità aperta a chiunque sia semplicemente presente nel territorio, introducendo una logica di permanenza di fatto più che di diritto riconosciuto. In termini concreti, questo equivale a riconoscere l’accesso all’assistenza sanitaria pubblica anche a chi si trova illegalmente nel Paese, come riportato testualmente dal portale delle notizie del Governo delle Canarie: 👇👀
El pasado 15 de mayo, a propuesta de la Dirección General de Relaciones Externas e Inspección del SCS, con competencia en la tramitación del procedimiento para la expedición de la tarjeta sanitaria canaria y del documento sanitario de inclusión temporal, se firmó la Instrucción número 6/2025 de la Dirección del SCS relativa a la expedición del documento acreditativo para la asistencia sanitaria a las personas extranjeras que, sin residir legalmente en España, se encuentren en Canarias.
Questo è a tutti gli effetti, un via libera all’inclusione nel sistema sanitario degli immigrati irregolari, con tutto ciò che questo comporta a livello pratico e simbolico.
3. Pressione sulle risorse e impatto economico
Affermare che l'assistenza a questi gruppi vulnerabili sarà garantita a carico dei fondi pubblici significa in termini concreti che aumenterà la pressione economica sul sistema sanitario regionale. Le Canarie, già sotto pressione per via dell'afflusso turistico continuo e dell'immigrazione crescente, rischiano di non riuscire a sostenere, nel lungo periodo, una sanità senza filtri. Non si tratta di negare il soccorso a chi ne ha bisogno, ma di chiedersi se il sistema sia pronto a reggere un'ondata crescente di utenza che si somma a quella residente.
4. Liste d'attesa: un'emergenza che rischia di esplodere
Un'altra conseguenza molto probabile sarà l'aggravarsi delle già pesanti liste d'attesa. Con l'ampliamento della platea di utenti aventi diritto alla TSI, i tempi per ottenere visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici rischiano di dilatarsi ulteriormente, penalizzando anche i residenti regolari che già oggi attendono mesi per accedere a servizi essenziali. La sovrapposizione di richieste rischia di mettere in ginocchio la capacità operativa del sistema.
5. Il principio etico è sacrosanto, ma senza governance può diventare autodistruttivo
L'accesso all'assistenza sanitaria non può essere negato a nessuno in stato di necessità. Tuttavia, una misura di questo tipo rischia di trasformarsi in un "lasciapassare" incontrollato, un allentamento degli ormeggi istituzionali in un momento in cui la gestione delle risorse richiederebbe, al contrario, maggiore rigore. Una sanità pubblica, inclusiva e solidale deve poggiare su regole chiare, responsabilità condivise e strumenti per garantire sostenibilità, non solo accesso.
In sintesi, questa iniziativa del SCS rappresenta un passo significativo dal punto di vista umano, ma pone serie domande dal punto di vista amministrativo, economico e sociale.
Ignorarle significherebbe chiudere gli occhi di fronte a un equilibrio sulla via della rottura.