Il mito della Spagna come paradiso per stranieri
Dietro la patina dorata dei social, la realtà di un Paese che nasconde precarietà e disuguaglianze
Sui social impazzano tanti post come questo, in cui si proclama che “España se está convirtiendo en el mejor país para vivir como extranjero” (”La Spagna si sta trasformando nel miglior Paese dove vivere da straniero”).
Messaggi accattivanti, patinati e perfettamente calibrati per alimentare il sogno iberico, ma che celano una realtà ben diversa.
Dietro il sorriso di chi sventola la bandiera spagnola, si nasconde un racconto fuorviante e costruito: una Spagna raccontata come terra promessa, ma che nei fatti continua a fare i conti con disoccupazione, precarietà, carenze strutturali, crescente disuguaglianza sociale, retribuzioni basse (specialmente nel settore turistico-alberghiero) e un costo della vita in costante aumento. Tutti elementi che andrebbero valutati attentamente prima di un trasferimento, facilmente verificabili da chiunque attraverso uno strumento potente che si chiama Internet, che non serve solo per scrollare le notizie senza capirle.
🔍 Smontare il mito: i fatti oltre la propaganda
Opportunità: si parla di opportunità, ma il mercato del lavoro spagnolo è tra i più instabili d’Europa. Contratti temporanei, stipendi che non coprono il costo della vita, carriere bloccate e un sistema di promozioni quasi inesistente. Le retribuzioni medie restano basse, con forti disparità regionali e settoriali, e le difficoltà d’inserimento per gli stranieri, specialmente se non comunitari.
Clima: certo, il sole è un punto a favore, ma va detta tutta: in Spagna l’inverno al Nord può essere rigido e al Sud le estati sono torride, con caldo spesso insopportabile. Inoltre, le stagioni sempre più estreme e le risorse idriche sempre più scarse, soprattutto nelle regioni meridionali. Non esiste dunque un “clima ideale tutto l’anno”, come qualcuno vorrebbe far credere.
Programmi migratori: vengono presentati come un vantaggio, ma chiunque abbia affrontato la burocrazia spagnola sa bene quanto sia lenta, contraddittoria e diversa da comunità a comunità. A ciò si aggiunge una legislazione frammentata e poco chiara, con tempi di attesa che scoraggiano anche i più pazienti e procedure che cambiano di continuo.
Molti richiedenti finiscono intrappolati in un limbo amministrativo dove tutto è indefinito e nessuno si assume la responsabilità di dare risposte concrete. Secondo i dati del Ministerio de Inclusión e di organizzazioni come CEAR, i tempi medi per ottenere un permesso o una residenza oscillano tra i 3 e i 9 mesi, con punte che superano l’anno in alcune regioni, confermando quanto la macchina amministrativa sia lenta e disomogenea.
Destino favorito: molti latinoamericani scelgono la Spagna per affinità linguistica, non per reale benessere o stabilità. Spesso è una scelta di necessità, non di libertà. Infatti, molti cittadini latinoamericani, anche con profili di istruzione medio-alta, finiscono per svolgere lavori di basso livello e scarsamente retribuiti: trovano impiego solo grazie all’unico vantaggio reale, cioè la condivisione della lingua.
In definitiva, si promuove una narrazione comoda e superficiale: una Spagna da cartolina, ideale per i social, ma lontana dalla quotidianità fatta di salari minimi, affitti insostenibili e servizi pubblici in difficoltà.
Il vero tesoro spagnolo resta la cultura, la storia e la socialità del Paese — non certo la sua economia o le opportunità lavorative che i post promozionali vorrebbero far credere.
🎭 Perché si diffondono questi contenuti
Ma perché vengono prodotti e rilanciati con tanta insistenza questi contenuti? Dietro c’è un preciso meccanismo di marketing, spesso sostenuto anche dalle istituzioni pubbliche e dal governo, che puntano a rafforzare l’immagine della Spagna come meta ideale per vivere e investire. L’obiettivo è chiaro: creare un’immagine accattivante per attirare turisti, investitori e nuovi residenti che alimentano l’economia dei servizi, il settore immobiliare e il turismo di massa.
Il problema è che molte persone, invece di documentarsi seriamente, si lasciano ipnotizzare da slogan e immagini perfette, scambiando la propaganda per realtà.
Internet offre tutti gli strumenti per informarsi, ma serve la volontà di usarlo con spirito critico, non come un passatempo da scroll compulsivo.
Il segreto? saper soppesare bene e valutare con attenzione e onestà.
La riposta? Tanti non ne sono capaci.
✍️ Italiano alle Canarie
Una voce indipendente nelle dinamiche socio-economiche, politiche e quotidiane dell’arcipelago.




