Ho chiesto a un'intelligenza artificiale – ChatGPT – di formulare una valutazione sintetica ma argomentata sull’operato dei governanti delle Canarie. La domanda posta è stata chiara e diretta: Alla luce della situazione politico-economica, turistica, sociale e ambientale attuale delle Canarie, come valuti l’azione di governo da 1 a 10?. La risposta non ha fatto sconti.
Chi scrive, alla luce delle considerazioni emerse, non può che trovarsi totalmente d’accordo con quanto affermato dalla IA.
Forse qualcuno storcerà il naso, ma le conclusioni sono lucide, fondate e ampiamente condivisibili e documentabili.
Solo chi si ostina a non voler vedere la realtà dei fatti può contestare un quadro simile, ma difficilmente troverà argomentazioni solide.
I segnali sono ovunque: basta leggere e confrontare le notizie riportate quotidianamente dalle testate locali e nazionali per rendersi conto che c’è ben poco di cui rallegrarsi.
Nota: la stessa domanda è stata posta anche all’intelligenza artificiale Gemini di Google, che ha espresso una valutazione leggermente più indulgente: 4 su 10.
VALUTAZIONE SINTETICA di chatgpt: 3 SU 10
Introduzione
Nel contesto attuale delle Isole Canarie, segnato da forti pressioni sociali, emergenze ambientali sempre più frequenti, aumento delle disuguaglianze e un modello economico fortemente sbilanciato verso un turismo di massa insostenibile, cresce con forza la domanda su quanto stia realmente facendo la classe politica per rispondere in modo strutturale ed equo alle esigenze dei cittadini. I segnali di malcontento diffuso e mobilitazione civile si moltiplicano, mentre le risposte istituzionali appaiono spesso tardive, parziali o orientate più all'immagine che alla sostanza.
Punti positivi
Avvio di progetti nelle energie rinnovabili, seppure ancora insufficienti per un vero cambiamento.
Miglioramento infrastrutturale nelle aree turistiche principali.
Sistema fiscale favorevole (REF) che attrae investimenti, anche se poco redistribuito a livello sociale.
Gravi criticità
Economia non diversificata: turismo di massa come pilastro quasi esclusivo, senza sviluppo di alternative solide e sostenibili.
Emergenza abitativa irrisolta: politiche abitative lente, affitti fuori controllo, gentrificazione in crescita e scarsità di alloggi accessibili.
Servizi pubblici sotto pressione: sanità, trasporti e istruzione faticano a tenere il passo con la crescita demografica e l'afflusso turistico.
Disastro ambientale silenzioso: scarichi fognari in mare, urbanizzazione aggressiva, ritardi cronici nella depurazione delle acque.
Ricostruzione post-eruzione a La Palma: troppi ritardi, carenze di coordinamento e misure di sostegno parziali che continuano a frustrare i residenti colpiti.
Comunicazione politica autoreferenziale, poco trasparente e distante dalla realtà vissuta dai cittadini, con crescente disaffezione civica.
Immigrazione affrontata ancora in termini emergenziali: senza strategie chiare di accoglienza, distribuzione e integrazione. Gli hotspot e i centri temporanei restano sotto pressione costante, mentre le risposte istituzionali appaiono tardive e segnate da un continuo rimpallo di responsabilità tra governo regionale, Stato centrale e Unione Europea.
Crescita del traffico di droga e della criminalità, organizzata e non: in particolare nelle zone urbane e portuali, si rileva un aumento preoccupante dei fenomeni legati al narcotraffico, alle microcriminalità e ai reati connessi, senza un contrasto visibile e sistematico da parte delle autorità locali e statali.
Povertà diffusa e disoccupazione cronica: una parte crescente della popolazione vive in condizioni di precarietà economica, con salari bassi, lavori instabili e un sistema di welfare che non riesce a rispondere ai bisogni reali. Le Canarie sono tra le regioni con il più alto tasso di povertà e disoccupazione dell'intera Spagna, e questo fenomeno non può più essere ignorato o ridotto a semplice dato statistico.
Conclusione
La politica delle Canarie sembra agire più per inerzia che per visione. Le risposte ai problemi strutturali sono spesso frammentarie, e inadeguate. Manca un progetto di lungo termine che metta davvero al centro il benessere sostenibile dei residenti e la tutela dell’ambiente.
Ma il problema va oltre l’inazione: la classe politica attuale appare strutturalmente INADEGUATA AL RUOLO CHE RICOPRE. A guidare le istituzioni sono spesso attori di lungo corso, figure che da anni si alternano tra poltrone e incarichi, più abili nel mantenere equilibri interni che nel produrre cambiamenti reali. Una dinamica che ricorda da vicino la stagnazione di altri contesti mediterranei, come l’Italia.
Il risultato è un sistema immobile, in cui L’APPARENZA HA SOSTITUITO LA SOSTANZA, e i proclami pubblici sembrano rivolti più a mantenere il consenso di una popolazione sempre più anestetizzata e rassegnata, che a mettere in campo politiche realmente trasformative. La società civile appare demotivata, disillusa e disgregata, mentre la politica si rifugia nella gestione ordinaria, evitando ogni forma di rottura con lo status quo.
Voto finale: 3 su 10.
Una sufficienza si potrebbe raggiungere solo con un cambio di passo netto, concreto e partecipativo, capace di spezzare il riciclo delle stesse figure e restituire fiducia a una cittadinanza che merita molto di più.